La Grande Guerra come veicolo di cultura e rinnovamento, dall’orrore della trincea, alla rinascita intellettuale. Di come il primo conflitto mondiale abbia rappresentato tutto questo si è parlato e si parlerà, in due giornate di convegno presso il Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie (TA), dal titolo “ad alta VOCE… gli intellettuali e la Grande Guerra”.
La Grande Guerra come veicolo di cultura e rinnovamento, dall’orrore della trincea, alla rinascita intellettuale.
Di come il primo conflitto mondiale abbia rappresentato tutto questo si è parlato e si parlerà, in due giornate di convegno presso il Liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie (TA), dal titolo “ad alta VOCE… gli intellettuali e la Grande Guerra”.
Un’iniziativa lodevole per riportare l’attenzione sul fermento culturale che caratterizza quei terribili anni, quando il concetto di italianità comincia a farsi strada anche in ambito letterario, sostenuto da una sempre più forte consapevolezza di appartenenza. Patria, Nazione, Europa, concetti che prendono piede vieppiù, i cui segni sono intellegibili in opere come “La patria lontana” di Enrico Corradini e, soprattutto nelle “Confessioni di un Italiano” di Ippolito Nievo: non si può essere cittadini del mondo senza prima essere memoria vivificante nel luogo di appartenenza.
Basi forti di cittadinanza e cultura che emergono dal fervore letterario che in quegli anni vive fasi fulgide del proprio sviluppo, anche grazie alle contaminazioni linguistiche fra Italiano e dialetti, straordinario laboratorio per la nascita della lingua italiana moderna, ben evidenti nelle opere di Alvaro, D’Annunzio, Malaparte: sono gli scrittori futuristi che portano una innovazione linguistica, serpeggiando nelle trincee, fra lettere e dispacci, con l’incredibile esperienza dei Giornali di Trincea, con Ungaretti, Marinetti, Papini, Prezzolini, Palazzeschi.
L’Italia e l’Italiano costruiscono quindi la propria identità attraverso le fasi drammatiche di una guerra durissima, ma fatta da uomini come non ce ne sono più, capaci di dare energia intellettuale, laddove regnava morte e desolazione.
Non una lezione, ma un esempio importante di come essere moderni a tutti i costi, svincolandosi dalla tradizione, non quella sana e virtuosa, base per spiccare il volo, ma quella pruriginosa che zavorra e impedisce il rinnovamento. E’ questo il grande elemento di novità, caro ai Futuristi, intendere i linguaggi e le etnie della Grande Guerra come elementi di una letteratura universale. Intellettuali indimenticati che, dalla trincea, hanno animato uno straordinario dibattito letterario e filosofico.
Dopo la prima giornata di lavori in cui Mauro Mazza, già direttore Rai e storico, ha proposto una riflessione su Grande Guerra, intellettuali e riviste, il 15 dicembre troveranno spazio le Avanguardie artistiche, con Carmen De Stasio e i poeti della Grande Guerra, con Valerio Capasa. Chiuderà i lavori la proiezione del video “Gli scrittori tra la trincea e la parola” realizzato da “Arte26” di Maria Zanoni.
Elena Miglietti
[Fonte Foto: gabriellagiudici.it, ariannaeditrice.it]
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