Da architetto ad insegnante di disegno geometrico nelle scuole superiori, poi il concorso vinto sui corsi di arte alle medie. L’arte, fino ad ora solo studio, diventa la mia professione. Quelle gitarelle nei musei, fatte per passione, ora sono luogo fondamentale d’aggiornamento e approfondimento. Passo a ruota tutto ciò che i promotori e gli enti
Da architetto ad insegnante di disegno geometrico nelle scuole superiori, poi il concorso vinto sui corsi di arte alle medie. L’arte, fino ad ora solo studio, diventa la mia professione. Quelle gitarelle nei musei, fatte per passione, ora sono luogo fondamentale d’aggiornamento e approfondimento. Passo a ruota tutto ciò che i promotori e gli enti più illuminati ci propongono. Lo scorso anno Monet a Pavia, Renoir a Torino e le stampe di Picasso al Forte di Bard… quest’anno l’occhio cade su uno dei tanti manifesti dei panneli a bordo strada: Frida Kahlo a Genova.
Partiamo, come sempre, senza informarci troppo perché è bello lasciarsi stupire. Il viaggio da Torino comprende il giro del porto animato dai mercatini del biologico ligure, la visita a Palazzo Ducale e una cena a Bogliasco a tutto rum promossa dal Gambero Rosso offerta dal fratello. Genova nel sole, il rum Zacapa sulla lingua e Frida prima negli occhi poi nel cuore. Sorpresa: al fianco del sopracciglio più noto della storia dell’arte il suo amato/odiato marito Diego Rivera. Due al prezzo di uno. Iniziata la passeggiata nelle sontuose sale tutt’altro che di cornice, ci si accorge da subito che il loro sodalizio è quasi esclusivamente dettato dal legame affettivo che li univa. Due storie che s’intrecciano, si condizionano molto sui temi (soprattutto Diego per Frida) ma due pennelli diversi, visioni distanti del proprio codice artistico. Diego, grazie ai suoi viaggi premio in Europa scopre i linguaggi delle avanguardie storiche e del classicismo italiano che mescola con l’abilità di un grande maestro al suo stile dedicato ai temi sociali. Il processo di mimesi che porta Frida al suo segno è più intimo e più sofferto ma l’esito è quel “mondo magico” che non emula nessuna forma del passato ma apre le porte ai movimenti dell’arte come sogno.
Gianluigi Accomando
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