Capita di svegliarsi una domenica mattina qualunque, magari in ottobre, ignari che quella stessa domenica assumerà in serata un sapore nuovo e indimenticabile, di quelli che lasciano poi una voglia grande di rigustarli. Capita che uno sappia già da tempo di avere un impegno a teatro e con letizia vi si rechi, con la baldanza
Capita di svegliarsi una domenica mattina qualunque, magari in ottobre, ignari che quella stessa domenica assumerà in serata un sapore nuovo e indimenticabile, di quelli che lasciano poi una voglia grande di rigustarli.
Capita che uno sappia già da tempo di avere un impegno a teatro e con letizia vi si rechi, con la baldanza di chi, fra il pubblico, troverà per lo più facce di amici e affini.
Capita di amare la pallavolo e di aggiustarsi una piega del vestito per correre a Venaria per assistere alla “Leggenda del pallavolista volante” lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Zorzi con Beatrice Visibelli, per la regia di Nicola Zavagli, prodotto dalla Compagnia fiorentina Teatri d’Imbarco.
Capita che il teatro sia un grande salotto e che l’anfitrione sia Nicola Cafagna, presidente dell’Associazione “Arrivederci Luca Onlus” che tanto si è prodigato per questa prima tappa piemontese dello spettacolo, il cui incasso andrà in parte devoluto all’attività che l’associazione svolge in Burundi, a sostegno del Lycee “Luca CAFAGNA” di Butezi.
E così capitano tante cose, a te come agli altri in sala che assistono allo Spettacolo Spettacolare della pallavolo, che si intreccia alla vita di Andrea Zorzi, che sì ti racconta la sua storia, ma anche un po’ la tua, ti riaccende emozioni sopite e con Batrice Visibelli, con lui sul palco, ti fa divertire da matti.
Perché sì, ti capita di divertirti davvero, di ridere di gusto, di sorridere di tenerezza, e anche di commuoverti, caspita, commuoverti tanto, quando nell’elencare quella “generazione di fenomeni” nella sua prima e seconda infornata, sai già che quel nome arriverà e allora, guardandoti intorno, sai che mentre Zorro e Beatrice son sul palco a far crescere la tensione, tutti come te hanno già capito e li vedi, intorno a te, con le mani pronte a esplodere in un applauso che non vuol finire, quando il nome pronunciato è quello di Vigor Bovolenta.
Mentre trascorrono le due ore più piacevoli delle ultime settimane, cresce l’entusiasmo per una pièce scritta bene, dove la pallavolo è chiamata così, in italiano e non volley che, accidenti, sta rosicchiando posto sulle nostre labbra quando parliamo di questo sport. Ti si riempiono gli occhi nell’assistere alla dinamica continua dei due attori in scena, nella loro amalgama grigio/rossa, nelle leve diverse, metafora dei grandi ideali (l’altezza di Zorro) e di profonde radici (la levatura spirituale di Beatrice) e ti capita di pensare che loro due lì sul palco stanno facendo una cosa cui non avevi mai assistito: rendono spettacolo lo spettacolo della pallavolo. E un grazie ci sta, ti vien dal cuore, perché quando tutto finisce sai che la catarsi che ti procura il teatro, quella di cui al liceo ti hanno tanto parlato, si è proprio verificata, quindi ti alzi ripulito, carico come una molla.
Anzi no, non ti alzi, perché il palco decide di sfamarti ancora un po’ e si trasforma nell’antro di un talk show su cui trovano spazio personalità della pallavolo nostrana, fra cui il CT della nazionale, Mauro Berruto, vecchie glorie come Lanfranco, Dametto, Liano Petrelli, l’altissima Elisa Togut, il presidente della Federazione piemontese Ezio Ferro e due allenatori, Massimo Moglio e Andrea Ebana. Ma la platea è piena di altre personalità, allenatori altrettanto bravi, atlete di ogni età e categoria, presidenti visionari e genitori volenterosi.
E se ti capita che accanto a te in platea ci sia tua figlia, scopri che in quel momento non stai per niente facendo la giornalista, ma qualcosa di ben diverso, stai perpetuando il famoso passo successivo di cui poco prima ti raccontavano dal palco. Solo che noi della pallavolo lo facciamo meglio, perché i nostri passi sono tre, quelli immediatamente prima di un balzo che ti offre lo straordinario privilegio di provare ad andare a sfiorare le nuvole.
Andrea Zorzi e Beatrice Visibelli, le sfiorano benissimo quelle nuvole.
Elena Miglietti
[Fonte Foto: pallavoliamo.it; theracuncteur.it]
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