La Carta Sociale Europea è stata firmata nel 1961 a Torino, a Palazzo Madama dove una targa bronzea ne mantiene la memoria. Poco distante, sulla stessa Piazza Castello che rappresenta il cuore della città sorge il Teatro Regio che ha ospitato la Conferenza di cui vi abbiamo parlato pochi giorni fa. Siamo andati a seguire la prima
La Carta Sociale Europea è stata firmata nel 1961 a Torino, a Palazzo Madama dove una targa bronzea ne mantiene la memoria. Poco distante, sulla stessa Piazza Castello che rappresenta il cuore della città sorge il Teatro Regio che ha ospitato la Conferenza di cui vi abbiamo parlato pochi giorni fa. Siamo andati a seguire la prima giornata di lavori.
Un considerevole pezzo di Europa era presente in platea, nelle persone dei rappresentanti dei ministeri dei vari Paesi e di diversi organismi dell’Unione Europea. Pressoché tutti i relatori hanno sottolineato il fatto che la globalizzazione e il prolungato periodo di crisi hanno mutato le condizioni nelle quali i principi della Carta si devono collocare. Cambiano le condizioni di lavoro e più in generale le condizioni economiche del Vecchio Continente, ma ciò non deve essere un alibi per rinunciare a dei diritti fondamentali, all’applicazioni di essi e dei valori ispiratori di un documento che resta valido e condiviso da tutti gli Stati membri. La casa, la salute, l’istruzione, il lavoro, la tutela giuridica e sociale, la circolazione delle persone, la non discriminazione, ecco i diritti tutelati dalla Carta. Qualunque sviluppo si possa prospettare e progettare, esso va coniugato insieme alla componente sociale – quindi anche i diritti di cui sopra – per poter essere considerato tale.
Sono intervenuti il Sindaco di Torino Piero Fassino, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il Segretario Generale del Consiglio d’Europa Thorjorn Jagland, parlamentari europei, membri del Comitato Europeo per i Diritti Sociali, della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, , della Conferenza delle OING del Consiglio d’Europa e di altri organismi e tavoli di lavoro. In un clima composto e di grande serietà, quello che si intravede è un dibattito sentito, poiché gli effetti della situazione economica e delle misure attuate per tentare di arginarla sono vivi un po’ ovunque. La grande consapevolezza che sembra accomunare tutti è che l’Unione Europa, attraverso l’operato dei suoi vari organi, può e deve fare di più. La convinzione, espressa da alcuni ma condivisa anche dagli altri, è che i diritti sanciti dalla Carta siano irrinunciabili, e se non possono essere piegati alle condizioni economiche che sono mutate, dovranno essere allora le altre scelte (economiche, di mercato, finanziarie, politiche) a rendersi adattabili per garantire il rispetto di questi diritti fondamentali.
Chiara Trompetto
[Foto di Chiara Trompetto]
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *