Ieri sera, 25 agosto, si è consumata, durante l’edizione corrente del Festival del Teatro Classico Tra Mito e Storia, al Teatro Greco-Romano di Portigliola, La Dirindina, con musiche di Domenico Scarlatti su libretto di Gerolamo Gigli, un’interessante rappresentazione inserita all’interno del festival Rapsodie Agresti, proposto dall’Associazione Traiectoriæ. L’intermezzo barocco è stato reso registicamente in modo assolutamente valido. Mila Vanzini è stata
Ieri sera, 25 agosto, si è consumata, durante l’edizione corrente del Festival del Teatro Classico Tra Mito e Storia, al Teatro Greco-Romano di Portigliola, La Dirindina, con musiche di Domenico Scarlatti su libretto di Gerolamo Gigli, un’interessante rappresentazione inserita all’interno del festival Rapsodie Agresti, proposto dall’Associazione Traiectoriæ.
L’intermezzo barocco è stato reso registicamente in modo assolutamente valido. Mila Vanzini è stata capace di ben rendere la semplice narrazione, focalizzata su una tenera “donnetta” che, con pochi mezzi tecnici, ma con un bel visetto vorrebbe diventare famosa. Con scene appena accennate che rappresentano la sala di musica in cui Don Carissimo, all’inizio ammaliato dalla giovine, le dà lezioni mentre il castrato Liscione le insegna i trucchi per superare la prova del palcoscenico nonostante gli eventuali limiti vocali, basate su un leggio, un tavolino addobbato con due sedie e una panca laterale, e contando sui dei bei costumi d’epoca realizzati da Renè Bruzzese, la regista riesce a movimentare con intelligenza la drammaturgia, ben caratterizzando i personaggi e strappando non pochi applausi e del sincero riso.
I cantanti sono stati tutti all’altezza scenicamente, ben interagendo e ben rendendo il proprio ruolo. Spiccano vocalmente il mezzosoprano Andreina Drago e il baritono Tamon Inoue.
La prima è dotata di una personalità scenica impressionante, di una vocalità luminosa, di una intelligenza musicale veramente impressionante e ha indossato i panni di Dirindina con spigliatezza e naturalezza. Il baritono si è distinto per una espressività intensa e per una voce potente e ben proiettata.
Il ventunenne mezzotenore Mirko Grgorinic, nel suo primo ruolo d’opera, è apparso, a tratti, immaturo vocalmente: meglio nei recitativi dove emergeva maggiormente la sua tecnica.
I solisti sono stati accompagnati dall’Ensemble di Musica Antica e Contemporanea, ben armonizzato e attento dal punto di vista esecutivo.
Nel complesso una serata che ha lasciato un po’ l’amore in bocca nonostante l’intermezzo barocco, nel complesso, sia stato soddisfacente da tutti i punti di vista: il pubblico e noi ci aspettavamo di più, una maggiore durata della parte strumentale che si è limitata a due ouverture di circa cinque minuti totali.
Annunziato Gentiluomo
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