L’intuizione di un insegnante, la disponibilità di un teatro e l’intraprendenza del rappresentante di classe hanno reso possibile una magia. Ieri, venerdì 27 maggio, per la prima di Tosca di Giacomo Puccini, il Teatro Coccia di Novara è stato colonizzato dai ragazzi della VA della Scuola Primaria Altiero Spinelli di Torino. La file I e L della platea della magnifica bomboniera
L’intuizione di un insegnante, la disponibilità di un teatro e l’intraprendenza del rappresentante di classe hanno reso possibile una magia. Ieri, venerdì 27 maggio, per la prima di Tosca di Giacomo Puccini, il Teatro Coccia di Novara è stato colonizzato dai ragazzi della VA della Scuola Primaria Altiero Spinelli di Torino. La file I e L della platea della magnifica bomboniera novarese sono state occupate da ragazzini di 10-11 anni che hanno dato colore a un notevole allestimento dell’opera pucciniana. Educati, composti, preparati e attenti hanno attirato l’attenzione dei giornalisti presenti, colpiti dall’iniziativa e da come fossero in grado di reggere uno spettacolo impegnativo con ben quattro morti in scena. Non sapevano però che quella presenza era frutto di un percorso didattico sull’opera lirica che il loro maestro, Annunziato Gentiluomo, aveva proposto fin dalla fine della prima classe e che in quest’ultimo anno aveva previsto un approfondimento su Eros e Thanatos e sulle visioni possibili dell’Oltre, come risposta ragionata e multidisciplinare su quanto accorso durante gli anni della pandemia.
La visione dello spettacolo, grazie all’amicizia e alla stima che legano il docente al regista Renato Bonajuto e al tenore Luciano Ganci, è stata anticipata da un momento prezioso per il suo alto valore educativo. Arrivati in teatro alle 18.40, il gruppo di oltre 40 persone (composto dagli alunni della VA, dai genitori, da tre insegnanti che ha quasi riempito un bus), è stato accolto dal regista e dal direttore tecnico che hanno accompagnato i ragazzini dentro il teatro, passando dall’ingresso artisti e mostrando loro tutta la macchina scenica, i trucchetti dell’allestimento, come sarebbero avvenuti i cambi scena, presentando la sua regia e illustrando loro i quadri di Giovanni Gasparro, uno dei più affermati pittori neocaravaggeschi italiani, alcuni oggetti scenici addirittura del Seicento e precisando l’origine della Madonna presente nella Chiesa di Sant’Andrea della Valle del I atto e l’Angelo di Castel Sant’Angelo caratteristico del III atto. I ragazzi ascoltavano stupiti e attenti la narrazione, e interagivano con domande ben pesate. Questo tour aveva avuto una tappa preziosa: l’incontro col tenore (Mario Cavaradossi ) già col primo costume di scena. Lo avevano già conosciuto. Riconoscendolo lo salutano con calore e lo tempestano di domande.
E se tutto finisse qui, l’aggettivo speciale sarebbe limitante per questa esperienza. Finita l’opera, il foyer del Teatro Coccia è stato la cornice dell’incontro tra tutti i solisti e la VA. Renato Bonajuto ha iniziato con gli autografi, poi si sono aggiunti Charlotte-Anne Shipley (Floria Tosca), il direttore d’orchestra Fabrizio Maria Carminati, quindi Stefano Marchisio (Sagrestano e Sciarrone), Graziano Dallavalle (Angelotti/ e un carceriere) e Saverio Pugliese (Spoletta). Ma ciò che si è creato alla vista di Luciano Ganci è stato indescrivibile. Grandi artisti che sfiniti si sono prestati con amore e dedizione ad assecondare le richieste di piccoli loro ammiratori.
Semplicemente commovente. Un quadro magnifico testimoniato da tanti scatti che, a nostro avviso, non riescono a cogliere la vera essenza e lo smalto di questa esperienza, dove l’arte, e il melodramma nello specifico, ha battezzato delle fortunate e giovani creature.
Sono pervaso da un profondo senso di gratitudine che devo alla Bellezza e all’arte che ne è ambasciatrice. Ieri ho assistito a uno spettacolo nella spettacolo. Siamo stati esempio di una scuola che si apre al territorio e che, in nome della cultura, raggiunge di sera un teatro a quasi 100 km di distanza e che va oltre gli standard che non prevedono la visione a dei bambini della primaria di un’opera lirica nella sua versione originale. Abbiamo testimoniato cosa significa co-responsabilità nel processo educativo e soprattutto fiducia, frutto di una relazione autentica e sincera tra docenti e genitori, finalizzata allo sviluppo armonico dei discenti. I miei colleghi giornalisti erano estasiati e stupiti da quanto fossimo riusciti a organizzare, soprattutto per una prima. “Sono stati molti più composti e attenti di alcune signore”, uno ha commentato. Un grazie a Emanuele Borini che ha organizzato tutto e ai genitori che si sono prodigati a voler concludere questo viaggio nell’opera con un’escursione fuoriporta. Un grazie alle colleghe Sandrine Ravanel e a Claudine Marquet per aver creduto e partecipato all’escursione operistica. Un grazie a Serena Galasso dell’ufficio stampa del Teatro Coccia e a tutto lo staff dirigenziale che ha agevolato l’iniziativa con dei prezzi sorprendenti. E poi il mio ultimo e più sentito ringraziamento va agli artisti, in particolare a Renato Bonajuto e a Luciano Ganci, che sono stati faro di luce e simpatia per i miei alunni della VA. Quando quest’ultimo è “uscito” dalle quinte per gli applausi finali, Matteo mi dice: “Maestro, dobbiamo alzarci in piedi. Luciano se lo merita”, e in un batter d’occhio tutti eravamo in piedi, in una standing ovation per il nostro eroe. Credo che in questo scambio si intuisca il loro coinvolgimento e soprattutto quanto hanno compreso il senso di questo momento dall’alto valore educativo e culturale. Il regista ci ha già invitato a tornare a novembre e in molti durante il viaggio hanno già fatto pressione per organizzare, conclude con emozione Annunziato Gentiluomo.
Cosa aggiungere? Ero lì con loro e ho preso parte a tutti i momenti descritti. Sono colpito dalla magnificenza e vivacità intellettuale dei ragazzi, dalla competenza e dalla cura del loro maestro a cui sono legati da un amore folle, e dalla disponibilità degli artisti e di tutto lo staff del Teatro Coccia, maschere comprese, che hanno dato prova di grande apertura e generosità.
Questo deve essere la scuola. Questo lascia il segno. Questo trasforma. Questo fa appassionare i giovani a tutte le forme d’arte. Se l’Opera lirica non fallirà sarà anche merito di insegnanti come Nunzio che ci credono e che trasmettono senza riserve le proprie passioni.
Leonardo Moiso
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