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(Sor)ridere insieme alla Cineteca di Bologna

(Sor)ridere insieme alla Cineteca di Bologna

Un giorno senza un sorriso è un giorno perso diceva una volta Charlie Chaplin. La Cineteca di Bologna non potrebbe essere più che d’accordo con l’affermazione dell’attore, regista, produttore, comico, sceneggiatore e compositore britannico che influenzò enormemente la settima arte. Gli ultimi tre giovedì di febbraio 2020, infatti, sono accompagnati da un’autentica e vitale risata, presso il Cinema

Un giorno senza un sorriso è un giorno perso diceva una volta Charlie Chaplin. La Cineteca di Bologna non potrebbe web3-The-tramp-and-the-kid-on-the-street-30cmessere più che d’accordo con l’affermazione dell’attore, regista, produttore, comico, sceneggiatore e compositore britannico che influenzò enormemente la settima arte.
Gli ultimi tre giovedì di febbraio 2020, infatti, sono accompagnati da un’autentica e vitale risata, presso il Cinema Lumière nella Piazzetta Pier Paolo Pasolini, grazie alla rassegna cinematografica (Sor)ridere. Forme e modi del comico nel cinema, organizzata dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con il corso di Iconografia del Cinema dell’Università di Bologna.
Questo percorso comico, introdotto dal Professor Leonardo Gandini, iniziato giovedì 13 febbraio con The Kid – Il monello (1921) di Charlie Chaplin e Sherlock Jr. – La palla n 13 (1924) di Buster Keaton, compie un salto temporale di circa quarant’anni per approdare a Le folli notti del dottor Jerryll (1963) di Jerry Lewis giovedì 20 febbraio, fino ad arrivare alla genialità comica di Mel Brooks con Frankestein Junior (1974) il giorno 27 febbraio.
Il primo incontro, alla presenza dei Re della comicità muta Charlie Chaplin e Buster Keaton, mostra due classici della storia del cinema in un doppio programma in versioni restaurate. Da un lato si raccontano per la prima volte le avventure del vagabondo Charlot, massimo protagonista del cinema muto che rese Charlie Chaplin, qui ancora nelle vesti di un ingenuo ma consapevole esordio. La grandezza dell’autore risiede nella capacità di narrare la dialettica tra dramma e commedia, raggiungendo una dimensione sintetica in grado di far piangere e ridere allo stesso tempo gli spettatori di tutto il mondo.
Dall’altra parte, invece, il grande Buster Keaton racconta la storia di un proiezionista che sogna di essere un detective e, all’interno di gag surreali e esilaranti, entra ed esce dallo schermo cinematografico. In questo modo, Buster Keaton compie uno dei primi esperimenti metacinematografici, richiamando Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello che uscì solo tre anni prima e ispirando un suo grande ammirunnamedatore, quale fu Woody Allen con La rosa purpurea del Cairo.

“Con il cinema muto potevamo fare qualunque cosa, e ci riuscivamo.” (Buster Keaton)

Il secondo appuntamento, Le folli notti del dottor Jerryll di Jerry Lewis, rappresenta un cambiamento epocale rispetto ai due film precedenti. Il progresso tecnico del cinema, l’avvento del sonoro e il cambiamento antropologico-culturale implica una trasformazione delle figure del comico. Il riso, infatti, è una dinamica sociale eminentemente comunitaria, e si realizza secondo variabili storiche e culturali differenti. Non esiste alcuna essenza del ridere, ma ognuna delle sue manifestazioni richiama e deriva da contesti specifici. Allo spettatore degli anni ’20, che rideva a crepapelle con Chaplin e Keaton, probabilmente non troverebbe divertente la comicità propria di Jerry Lewis. I tempi cambiano, le persone cambiano e così anche ciò che fa ridere.
Tuttavia, noi nel 2020, a quasi cento e sessanta anni da queste due epoche comiche, consapevoli dell’evoluzione storico, sociale e culturale che caratterizza il progresso del mondo, possiamo con un solco lungo il viso, come una specie di sorriso, lasciarci immergere dalla comicità ancorata al suo tempo storico ma al contempo capace di trascenderlo.

Non si può ridere di tutto e di tutti, ma ci si può provare. (F. Nietzsche)

Il ridere quindi si rivela una necessità umana, troppo umana direbbe il filosofo tedesco, che assume grande rilevanza nel suo pensiero. Infatti, nel capitolo delle tre metamorfosi di Così parlò Zarathustra, Nietzsche narra della seconda trasformazione dello spirito in un leone che spalanca le fauci non più per mordere, ma per ridere. Questa necessità umana della risata sussiste poiché ridere crea complicità, poiché, direbbe l’antropologo e sociologo francese David Le Breton, ridere insieme è un lubrificante sociale.
E questo Jerry Lewis lo sa molto bene; infatti, The King of Comedy direbbe Martin Scorsese, mette in scena infatti Le folli notti del dottor Jerryll, una brillante variazione comica sulla dialettica Jekyll-Hyde, compiendo la parodia di Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson. Il film, infatti, narra la storia del professor di chimica Julius Kelp che, essendo inetto e imbranato nei contesti sociali, formula un siero in grado di trasformarlo nel suo completo opposto, divenendo così un playboy attraente e sicuro di sé chiamato Buddy Love.
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“Se saprai ridere almeno una volta al giorno allungherai la tua vita di almeno dieci anni.” (Jerry Lewis)

L’ultimo appuntamento del ciclo (Sor)ridere. Forme e modi del comico nel cinema sarà giovedì 27 febbraio alle 18:00 con Frankestein Junior di Mel Brooks. Questo film, sceneggiato insieme al protagonista Gene Wilder, prosegue la linea inaugurata da Jerry Lewis di parodia del cinema classico, rifacendosi al romanzo di Mary Shelley e ai vari film ad esso ispirati. La storia narra delle avventure del nipote del Dottor. Frankestein, che ha cambiato la pronuncia del proprio cognome in Frankenstin per distinguersi dal nonno, del quale rigetta le teorie mediche considerandole assurde, quando decide di tornare al castello per portare avanti gli affari di famiglia. Il resto è storia nota.
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Non ci resta che ridere, (sor)ridere e ridere ancora… risate da non perdere!

Una risata può essere una cosa molto potente. A volte nella vita è l’unica arma che ti rimane. (Chi ha incastrato Rojer Rabbit)

Tommaso Paris

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