Serata dedicata all’immaginario barocco quella in programma per oggi, per la Stagione 2018-2019 di Milano Classica. Alle ore 18, sul palco della Palazzina Liberty a Milano, andrà in scena “Barocco…o no?”, affidato all’interpretazione dell’Orchestra Milano Classica e a un ospite d’eccezione, il Trio il Furibondo. I tre musicisti che compongono il Trio, Liana Mosca al
Serata dedicata all’immaginario barocco quella in programma per oggi, per la Stagione 2018-2019 di Milano Classica. Alle ore 18, sul palco della Palazzina Liberty a Milano, andrà in scena “Barocco…o no?”, affidato all’interpretazione dell’Orchestra Milano Classica e a un ospite d’eccezione, il Trio il Furibondo. I tre musicisti che compongono il Trio, Liana Mosca al violino e viola, Gianni De Rosa alla viola e Marcello Scandelli violoncello e concertatore, già componenti di ensemble leggendari della musica antica come Il Giardino Armonico e Le Concert des Nations, possono vantare un repertorio che spazia dal Barocco, con strumenti d’epoca, al Novecento storico, e si pongno ai vertici dell’interpretazione musicale mondiale. In programma per questa sera ci sono musiche di Telemann, Respighi e Grieg.
Vediamo qui un po’ di storia di quelle che sono le proposte musicali di questa sera, con il contributo musicologico di Luca Ciammarughi.
Fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, molti compositori iniziarono a riscoprire il barocco. Esponente, con Malipiero, Casella e Pizzetti, della “generazione dell’80”, Ottorino Respighi (1879-1936) si colloca in un panorama di rivitalizzazione della tradizione sinfonica italiana, che nell’Ottocento aveva dovuto soccombere al predominio dell’opera lirica. Nelle Antiche danze e arie per liuto, suite n. 3 P172 non si può non riconoscere oggi un fascino speciale, proprio perché legato alle sonorità e alla sensibilità, anche decadente, dell’epoca. Il Rinascimento viene qui addobbato con una veste nuova e ricercata, che trae tutto il suo fascino dai preziosismi di orchestrazione. Il materiale di base è composto da tre brani per liuto del secolo XVI e di uno del secolo XVII. L’apertura è affidata a un’austera Italiana di autore anonimo, a cui segue un’Aria di corte del francese Jean-Baptiste Besard e una dolcemente nostalgica Siciliana (di autore ignoto). In chiusura, Respighi rielabora una maestosa ed energica Passacaglia di Lodovico Roncalli, musicista bolognese della fine del ‘600.
Il Concerto per due viole, archi e basso continuo in sol maggiore appartiene ai concerti doppi del prolifico Georg Philipp Telemann (1681-1767), compositore che diede vita a moltissimi concerti, la maggior parte dei quali risalgono agli anni venti e trenta del Settecento. Il catalogo oggi annovera 121 concerti, dei quali 51 solistici, 37 doppi, 15 per tre o quattro strumenti e 18 di gruppo. Caratterizzato dalla particolarità di affidare la parte solistica a due violisti, fatto alquanto eccentrico per l’epoca, mostra una spiccata vena danzante. A essere evocate sono danze rustiche, in un clima di festa in campagna. I motivi sono semplici: brevi melodie di carattere circolare, iterate in maniera incantatoria. Telemann ha il dono dell’estrema sintesi, ma sembra uscire dal tempo lineare attraverso la ripetizione ipnotica dei motivi.
Più ampio nelle dimensioni è il Concerto in la minore TWV 52:A1, che ha in organico anche flauto dolce, viola da gamba e violoncello. Se il Concerto per due viole era basato su iterazioni e omogeneità, questo è al contrario basato su varietà, innanzitutto timbrica, e gusto per le differenze.
In chiusura di serata la Holberg-Suite op. 40, composta nel 1884 da Edvard Grieg (1843-1907), nata come omaggio a Ludwig Holberg, scrittore ribattezzato “il Molière del Nord”, vissuto a cavallo fra ‘600 e ‘700: la storia viene letta attraverso i suoni come intreccio di affinità elettive, di sensibilità artistiche che si incrociano e riconoscono anche a distanza di secoli.: Una composizione che potrebbe essere definita neo-barocca il che porterebbe a dire che quello che definiamo “neoclassicismo” (o in questo caso neobarocchismo) non è certo una novità novecentesca. Tuttavia, diversamente da quanto fa ad esempio Brahms nelle Händel-Variationen, Grieg non cita esplicitamente temi barocchi, ma trae una vaga ispirazione dal mondo settecentesco, senza scrupoli filologici di sorta, per ricreare le diverse danze (Sarabanda, Gavotta, Air, Rigaudon) con una sensibilità del tutto personale, intrisa della particolarissima malinconia nordica tipica del compositore.
Per maggiorni informazioni: info@milanoclassica.it, 02 28510173, www.milanoclassica.it, segreteria@milanoclassica.it, www.manifestareopportunita.org – info@manifestareopportunita.org – +39 320 4166627
Redazione ArtInMovimento Magazine
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *