È stato un bel Festival questo di Baglioni. Quindi eviterò critiche da queste righe, che risulterebbe un modo stucchevole di fare le pulci. Buona la formula che si discosta dal talent e dalla sanguinaria mannaia dell’eliminazione, ottima l’idea dell’inclusione: tutti sul palco fino all’ultima serata, con classifica finale. Belle le canzoni, alcune bellissime, avvolgente il
È stato un bel Festival questo di Baglioni. Quindi eviterò critiche da queste righe, che risulterebbe un modo stucchevole di fare le pulci.
Buona la formula che si discosta dal talent e dalla sanguinaria mannaia dell’eliminazione, ottima l’idea dell’inclusione: tutti sul palco fino all’ultima serata, con classifica finale. Belle le canzoni, alcune bellissime, avvolgente il clima, posato e ben educato il direttore artistico, efficace Michelle Hunziker, inarrivabile Pierfrancesco Favino. Già perché lui è davvero bravo e di fronte alla bravura, zitti tutti: c’è un attore che, nel bel mezzo della manifestazione più popolare e populista della televisione italiana, sale sul palco, si veste di buio, guarda in camera e, con il pezzo di Bernard-Marie Koltès, obbliga tutti a un momento di vergogna. E speriamo di non dover mai emigrare.
Tutto ciò che c’è intorno, lo spettacolo, quando la luce si riaccende, non stona, non è caciarone, non è volgare, la misura è la qualità migliore che questo Festival ha saputo trasmettere, a partire da Baglioni, serio e capace di discreta simpatia. Ha duettato con gli ospiti, da Fiorello a Gianna Nannini, passando per Gino Paoli e Fiorella Mannoia, ha cantato le sue canzoni che, abbiamo riscoperto essere fra le colonne sonore delle nostre ore e dei nostri giorni, anche se non lo si ama particolarmente. Baglioni ci ha ricordato che abbiamo bisogno di buona educazione, di cose fatte bene.
In mezzo la gara, le mille diverse giurie, la sorpresa di artisti giovani e coraggiosi e di artisti noti da tempo, capaci di essere moderni e innovativi; da questo momento in poi, mi perdonerete, la questione si fa personale, quindi salterò fra gusti personali e piccole oggettività.
Il podio mi trova d’accordo, anche se…
Ermal Meta e Fabrizio Moro – “Non mi avete fatto niente”
Hanno vinto, fra polemiche e fiato sospeso, con tanto di dedica di Moro al figlio Libero. La canzone, che pur piace, non è la migliore in assoluto.
Lo Stato Sociale – “Una vita in vacanza
Speriamo che, oltre al motivo accattivante, in tanti abbiano compreso che la loro è una riflessione non banale, ironica, fuori dagli stereotipi sanremesi, con uno sguardo beffardo sul mondo.
Annalisa – “Il mondo prima di te”
Annalisa sa cantare, è la vera outsider di questo podio e merita tutto. Cantiamo!
Ron – “Almeno pensami”
La lezione più grande: trattare con rispetto le cose altrui ed esprimere la propria grandezza.
Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico – “Imparare ad amarsi”
Spero che molti giovani abbiano capito cosa significhi essere artisti. Questo trio aveva sul palco la maestà di antichi regnanti.
Max Gazzè – “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”
Raccontaci tante altre storie Max, non smettere. Commuovente.
Luca Barbarossa – “Passame er sale”
Chapeau, il migliore a raccontare pezzetti di vita. La nostra vita.
Diodato e Roy Paci – “Adesso”
La mia preferita in assoluto, in maniera pazza la canto da tutta la settimana. C’è tutto, il testo, l’armonia e… la tromba di Roy Paci.
The Kolors – “Frida (mai, mai, mai)”
Ma che bravi. Che bello l’entusiasmo che hanno portato sul palco. Fra i miei preferiti. Oltre a cantare, ballo.
Giovanni Caccamo – “Eterno”
Posato, bello il duetto con Arisa che ha dato luce diversa a questo pezzo. Però… posato.
Le Vibrazioni – “Così sbagliato”
Qualche giorno fa giravano nella mia Torino il video di questa canzone. Sarcina che urla “portami a casa”, il loro ritmo, la tenuta del palco, insomma, sono gente in gamba, invaderanno le radio.
Enzo Avitabile e Peppe Servillo – “Il coraggio di ogni giorno”
Bravi, bravi, bravi. Fra le mie preferite, per il testo, per la musica, per la magnifica interpretazione. Ho già detto bravi?
Renzo Rubino – “Custodire”
Altro pezzo che amo molto, gira nella testa e vince il premio per la creatività, fosse solo per aver inserito un cardo viola nel testo.
Noemi – “Non smettere mai di cercarmi”
Non so perché ho avuto l’impressione che su di lei la luce del Festival fosse meno luminosa. Forse perché il pezzo è troppo cucito addosso, senza novità. Certo è che il duetto con Paola Turci lo ha ben rivitalizzato.
Red Canzian – “Ognuno ha il suo racconto”
A me Red Canzian fa simpatia. È arrivato sul palco, ha cantato sorridente, il pezzo volteggia nell’aere piacevolmente. E poi… ha battuto gli altri due Pooh e, in questa sfida intestina, io tifavo per lui.
Decibel – “Lettera dal Duca”
Mi hanno segato le gambe per l’emozione nella serata dei duetti, Midge Ure sul palco e farfalle nella pancia. Meraviglia.
Nina Zilli – “Senza appartenere”
Lei è una dea, ma vale lo stesso discorso di Noemi: luci opache e un duetto strepitoso con Cammariere.
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli – “Il segreto del tempo”
La canzone che ho amato meno, tifavo per Red Canzian.
Mario Biondi – “Rivederti”
Adesso che il Festival e finito, regalatevi momenti in cui ascoltare questo pezzo, vi terrà una meravigliosa compagnia.
Elio e le storie tese – “Arrivedorci”
Ma dai, mica ci credete davvero? Lo hanno fatto apposta ad arrivare ultimi, per prenderci in giro.
Elena Miglietti
[Fonte Immagini: panorama.it; Foxlife.it; optimaitalia.com; ansa.it]
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