I proiettori di ArtInMovimento Magazine sono oggi puntati su una cantante che ha attirato la nostra attenzione per la sua voce calda, avvolgente e a tratti graffiante, per le sue spiccate doti interpretative e per il progetto tutto personale che sta portando in giro. Lina Senese con La mia doppia anima ci immerge nella cultura partenopea
I proiettori di ArtInMovimento Magazine sono oggi puntati su una cantante che ha attirato la nostra attenzione per la sua voce calda, avvolgente e a tratti graffiante, per le sue spiccate doti interpretative e per il progetto tutto personale che sta portando in giro. Lina Senese con La mia doppia anima ci immerge nella cultura partenopea che ama e in quella francese che ha rappresentato il suo ambito professionale, e lo fa con garbo, eleganza e grande competenza. La traslazione dalla lingua partenopea al francese è di estremo gusto e rende le atmosfere nostrane suadenti e ancor poco più eleganti. Gli arrangiamenti originali ibridano il linguaggio musicale napoletano con suggestioni provenienti in particolare dal tango e dal jazz, arricchendo il progetto, legittimandone l’autenticità e la verve di ricerca che lo caratterizza.
Affascinati quindi da tanta arte siamo riusciti a intervistare l’interprete, Lina Senese, e questo è quanto ci ha raccontato.
Signora Senese, può, sinteticamente, parlarci di lei e soprattutto di come è arrivata al canto?
Ho sempre utilizzato il canto come mezzo di espressione, persino nel dolore: ho detto addio a mia madre cantandole il rito funebre. Sapevo di avere una voce fuori del comune ma una carriera artistica non era nei miei progetti. L’amore profondo per il francese mi aveva portata a diventare interprete e docente di questa lingua e, tra un esame e l’altro e la vincita di due concorsi a cattedra, a diventare anche madre di due figli. Fu proprio la morte di mia madre a trasformare la mia vita. Il forte stress per la sua malattia e poi la sua perdita scatenarono nei miei occhi una malattia che portavo nei miei geni: retinite pigmentosa, incurabile e degenerativa. Le parole non possono esprimere il pianto che non trova conforto. Di fronte però alla disperazione dei miei figli di poter perdere la vista a loro volta capii che la sola cosa che potevo fare per loro era di dare loro l’esempio di una vita vissuta nella gioia nonostante l’handicap e cominciai un duro lavoro per ritrovare la mia autonomia, ma soprattutto la gioia di vivere. Poi l’incontro con l’associazione O.R.A.O. cambiò la mia vita. Il suo presidente, il professor Imbucci, sentendomi cantare mi disse che Dio mi aveva dato un dono immenso, una voce capace di parlare al cuore delle persone e mi chiese di condividerlo con gli altri. Fu l’inizio della mia vita di artista, ma anche e soprattutto l’inizio della mia rinascita. Da allora non ho più rimpianto di essermi ammalata e nel canto metto tutto l’amore che ho per la vita e per il prossimo.
Il progetto “Le mia doppia anima” rappresenta la sintesi del suo percorso. Può presentarlo al nostro pubblico, evidenziando il retroscena emotivo che lo ha ispirato?
Questo progetto rappresenta la maturazione di un percorso iniziato molto tempo fa quando studentessa universitaria frequentavo la Sorbona. Fu lì che il mio subconscio tradusse i versi di “Era de maggio“. La stavo canticchiando in napoletano quando mi accorsi che le parole che uscivano dalla mia bocca erano francesi. Le appuntai velocemente su un pacchetto di caramelle e poi per giorni continuai a rimaneggiarle finché non arrivai alla sua versione definitiva. È stato proprio nel tradurle e cantarle in francese che ho compreso che ero riuscita finalmente a trovare un punto d’incontro tra queste mie due anime che mi tiravano ognuna dalla propria parte, non dovendo così rinunciare a nessuna delle due.
Questo progetto Francese e Napoletano… perché? Suppongo sia stata complessa l’opera di traduzione di un gusto così fine come quello partenopeo…
Come ho già detto, la maggior parte delle canzoni le ho tradotte di getto e in tutta sincerità pensavo fosse estremamente complicato mettersi a tradurre senza un’ispirazione. Ma poi leggendo e rileggendo le parole entri nel cuore di ogni canzone e il tutto diventa facile, naturale. Confesso che è stato impegnativo realizzare il CD, ma l’entusiasmo ti afferra, ti “trascina” e non puoi nulla. Oggi posso affermare di sentirmi molto soddisfatta.
Chi ha pensato agli arrangiamenti de “La mia doppia anima”? Il suo punto di vista come è entrato all’interno della loro elaborazione?
Gli arrangiamenti sono del maestro Raffaele Cherubino, che ha saputo tradurre in musica quanto io gli comunicavo con le parole. Raffaele non è solo un grande musicista, nel disco tutti gli strumenti a fiato, e il piano, sono suonati da lui, ma è anche un arrangiatore dotato di grande creatività. Elegante, fine, attento e soprattutto capace di capire la persona che gli sta davanti, portandola a dare il meglio di sé. Quando gli ho parlato del mio progetto lo ha fatto subito suo. Abbiamo lavorato con assiduità per un anno e mezzo e più il progetto prendeva forma e “progrediva”, più ce ne innamoravamo. Così, terminate le registrazioni, abbiamo iniziato a lavorare per metterlo in scena. Il risultato è uno spettacolo, che ti prende per mano e ti coinvolge fino all’ultima nota.
Al momento come sta portando in giro la sua arte?
Al di là dei soliti canali di diffusione e dei teatri, sto inviando il disco presso le ambasciate e i consolati francesi perché niente più dell’arte avvicina i popoli.
Rispetto ai futuri impegni e i prossimi sviluppi del suo lavoro?
Stiamo operando affinché questo progetto possa varcare i confini nazionali. Sto facendo conoscere questo mio nuovo lavoro all’estero, e posso dirvi che sto ottenendo ottimi feedback e proposte di esibizioni. Io ci credo. Voglio portare la mia arte alle persone, nutrirle ed emozionarle. Sento sia questo il mio compito ora.
Annunziato Gentiluomo
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