“…Un’opera prima su un soggetto inusuale, che ci porta a scoprire tradizioni ancestrali in una società patriarcale e il loro modo di condizionare le vite, in particolare quelle delle persone omosessuali. Siamo stati commossi dalla storia potente e dalla volontà del regista di documentare questa realtà”. Con questa motivazione, ieri sera con la chiusura della
“…Un’opera prima su un soggetto inusuale, che ci porta a scoprire tradizioni ancestrali in una società patriarcale e il loro modo di condizionare le vite, in particolare quelle delle persone omosessuali. Siamo stati commossi dalla storia potente e dalla volontà del regista di documentare questa realtà”. Con questa motivazione, ieri sera con la chiusura della 32esima edizione del Lovers Film Festival – Torino LGBTQI, è stato premiato il lungometraggio “The Wound” di John Trengove.
Per la sua originalità e in particolare per lo humor è stata anche assegnata una menzione d’onore a “Women Who Kill” di Ingrid Jungermann mentre per i cortometraggi ha vinto “Ri Chang Dui Hua (Small Talk)” di Hui-chen Huang. Menzione d’onore al bel documentario di Ayse Toprak, “Mr Gay Syria”.
Nella sezione Irregular Lovers – Concorso internazionale iconoclasta, la giuria ha assegnato il premio per il miglior film allo svedese “Mephobia” di Mika Gustafson; il film sarà proiettato alla prossima edizione di Artissima e al Centre d’Art Contemporain di Ginevra.
Nella sezione cortometraggi il premio è stato assegnato a “Millimeterle” di Pascal Reinmann con la menzione speciale andata invece a “Princess” di Karsten Dahlem.
Il film “Meu corpo é politico” di Alice Riff vince il Premio Stajano con la seguente motivazione:
«Questo film ripropone la possibilità di essere quello che si vuole essere e per il potere politico che questo ancora oggi rappresenta. Giò Stajano ha vissuto la sua intera esistenza tenendo sempre ben presente il potere della libertà di essere sempre se stessa; come uomo gay prima e come donna transessuale poi».
Si è concluso così un festival caratterizzato dall’alta qualità dei film proiettati, che ha perso – forse giustamente – quello spirito underground con il quale era nato e cresciuto. Un “Lovers Festival” che ha voluto abbracciare un pubblico più ampio, probabilmente con l’idea di traghettarlo verso il più generico Torino Film Festival. Un’operazione che ne ha snaturato, però, la vera mission: di “festival del cinema” ne è pieno il mondo, di Torino Gay & Lesbian Film Festival invece, ce n’è (era?) uno solo.
Mirko Ghiani
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