Sicuramente interessante Il turco in Italia presentato al Teatro Fraschini il 18 novembre scorso, una nuova produzione dei Teatri Opera Lombardia, che stasera, 25 novembre alle 20.30 e domenica 27 alle 15.30, andrà in scena al Ponchielli di Cremona. Una regia, quella di Alfonso Antoniozzi, di gran gusto, raffinatezza, eleganza e brio. Un’intenzione registica che si
Sicuramente interessante Il turco in Italia presentato al Teatro Fraschini il 18 novembre scorso, una nuova produzione dei Teatri Opera Lombardia, che stasera, 25 novembre alle 20.30 e domenica 27 alle 15.30, andrà in scena al Ponchielli di Cremona.
Una regia, quella di Alfonso Antoniozzi, di gran gusto, raffinatezza, eleganza e brio. Un’intenzione registica che si manifesta subito e che viene mantenuta per tutta l’opera con grande coerenza. Attraverso i video, che rappresentano in pratica il vero impianto scenico dello spettacolo, il pubblico viene immerso in un progetto che si muove continuamente tra finzione e aderenza alla realtà di una famiglia, caratterizzata da grandi aperture all’esterno e crocevia di equivoci e tradimenti. I libri sono la metafora di questo viaggio che Antoniozzi vuole farci fare. Non sempre è facile capire se in scena venga proposto il susseguirsi degli avvenimenti o il frutto dell’immaginazione di Prosdocimo che fin dagli inizi è adagiato su una montagna di libri, intento a prendere appunti e a ricercare idee nel prodotto di altri colleghi. Ho da fare un dramma buffo e non trovo l’argomento! gli si compone alle spalle. I video – spesso giochi di inchiostro – precisano, puntualizzano, enfatizzano, estendono il fare attoriale, riportano i brani più significativi e ambientano quanto avviene. Il continuo ricorso a questi però limita la gestione delle luci che appare monotona. Accanto alla pila di testi, pochissimi sono gli elementi scenici presenti – una consolle con uno specchio e una sedia, un divano, un letto in ferro battuto, un piccolo tavolino con dei cassetti e poco più – la maggior parte dei quali entra trascinata su delle pedane per marcare il senso del palcoscenico che è comunque su un livello diverso da quello reale. Grande è la cura sui personaggi da parte di Antoniozzi. Sicuramente quello su cui ha investito di più, è Prosdocimo, che rende, a nostro avviso, il suo alter-ego che si compiace della versione che ha realizzato e che si muove tra avanspettacolo e musical. Incarna il testimone che osserva quanto si sta consumando davanti ai suoi occhi e anche il burattinaio che tutto muove. Imperante in scena, onniscente e onnipresente, a tratti sembra avvicinarsi di più a un regista, a volte a un filosofo altre a un giornalista di cronaca. Addirittura anche nei saluti finali richiama i suoi attori, il direttore d’orchestra e il regista, accompagnato dal suo staff, per ricevere il consenso fragroso degli spettatori, evidenziando il soddisfacimento di quanto realizzato. Ben tratteggiata, accanto al brillante Poeta della partitura che mai viene chiamato per nome, anche Donna Fiorilla, una femme fatale che, pare, in alcuni momenti, convertirsi in vera maîtresse anni Cinquanta, con atteggiamenti sadici e di prevaricazione nei confronti degli uomini che le girano attorno. Una mangiatrice di uomini, in sintesi. Ma pure Don Geronio, un anti-eroe in balia del turco e della moglie, e lo stesso Salim non sono da meno. Il primo arriva a fare il cagnolino, patendo il machismo del secondo.
Tra le scene, si devono evidenziare una in cui riecheggia il film Ghost diretto da Jerry Zucker e interpretato da Patrick Swayze, Demi Moore e Whoopi Goldberg: al posto della creta e della creazione del vaso al tornio, vi è il pane che il principe turco e la donna intraprendente impastano insieme, con lui dietro di lei, proprio come nel successo cimetagrafico degli anni Novanta. Molto divertente la zuffa tra le due donne che diventano oggetto di scommessa da parte degli uomini in scena. Interessante il giornale che viene scambiato volutamente col copione. E poi ancora originale la partita a carte tra Don Geronio e Selim che poi diventa un braccio di ferro, ripreso dallo stesso turco e da Donna Fiorilla, con la vittoria di quest’ultima, ad evidenziare chi in realtà è il sesso forte. Il contenitore roteante dei numeri della tombola, mosso dal Poeta. Un balletto bizzarro. E nel finale l’inchino dei protagonisti, con i sei turchi di spalle, a rendere immediata l’immedesimazione del pubblico e a dimostrazione del fatto che in realtà era tutto finzione.
La direzione dell’orchestra di Christopher Franklin è stata precisa, fresca e ben allineata alla regia di Antoniozzi. L’Orchestra I Pomeriggi Musicali ha risposto con attenzione alle indicazioni del maestro americano che ha interpretato con grazia le melodie rossiniane.
La prova del Coro di OperaLombardia, istruito da Giuseppe Califano, nonostante vocalmente non sia stata magistrale in quanto a volte poco compatto il suono, dal punto di vista attoriale è stato assolutamente all’altezza delle richieste registiche.
Passando ai solisti, Paola Leoci è stata superlativa. La versione di Antoniozzi di Donna Fiorilla le calza a pennello. Una vera “femmina” adulatrice, capricciosa, determinata, strategica, che non manca mai l’obiettivo e che vede l’uomo come un oggetto del proprio desiderio. La vocalità è proiettata, potente, i legati sono ben resi, l’emissione è ben sostenuta e si muove con agilità sia nel registro più grave sia in quello più acuto. Fin dalla cavatina Non si dà follia maggiore risultano evidenti il carisma, il carattere scenico e la sua grande musicalità.
È ben affiancata da i suoi due pretendenti.
Fabrizio Beggi (Selim) ha una vocalità piena, pastosa, profonda e ricca di armonici. Bello il suo timbro e buona la tecnica. Tutti ingredienti che gli hanno permesso di interpretare egregiamente il principe turco che ama il bel paese e che decanta nella sua cavatina Bella Italia alfin ti miro, veramente ben eseguita. Le due vocalità ben si integrano e i loro duetti risultano sempre efficaci.
Marco Bussi è un brillante Don Geronio, parte che conosce bene e che ha inciso per Naxos. Bel colore, eccellente tecnica, buona emissione dei fiati e buon fraseggio sono uniti a un’attorialità naturale che si risulta subito evidente dalla cavatina Vado in traccia d’una zingara.
Vittorio Prato rende in mondo magistrale il ruolo di Prosdocimo, da cui emergono il suo bel colore e il suo timbro seducente. Abbiamo molto apprezzato ogni suo intervento nelle pagine di insieme, dove la sua voce piena e rotonda ha contribuito considerevolmente a quanto si stava eseguendo. Eccellenti la plasticità, la verve attoriale e la capacità di orchestrare le vicende e di relazionarsi col palco e con gli attori presenti. Sicuramente almeno in questi termini Antoniozzi ha reso giustizia al bell’artista, volendolo sempre presente in scena.
Nel complesso buona la performance di Ruzil Gatin che ha saputo rendere, in modo elegante, il personaggio di Don Narciso. Una voce pulita, ben proiettata che si è distinta nell’aria Intesi! Ah, tutto intesi dove simpaticamente richiama su di sé l’occhio di bue.
Buona la vocalità di Stefano Marra che ben tratteggia e accenta la figura di Albazar mentre Marta Leung nei panni di Zaida è risultata carente per sonorità e intensità e scompare al fianco della sua rivale.
Molto belle le pagine di insieme in particolare Un marito sciuminto! Siete Turchi, non vi credo e Oh, guardate che accidente!, dove le voci sono ben amalgamate e risuonanti.
Nel complesso un bello spettacolo che porta avanti un’idea assolutamente originale che è stata riconosciuta e apprezzata da un pubblico che ha risposto all’allestimento con copiosi applausi.
Annunziato Gentiluomo
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *