Se ne vanno, vanno via le anime dei poeti, vanno altrove, non restano qui. È un anno triste di abbandoni questo, di partenze che svuotano il mondo dei cuori e delle menti che hanno da tanti anni arricchito le nostre ore e i giorni. Increduli abbiamo visto passare la notizia della morte di David Bowie,
Se ne vanno, vanno via le anime dei poeti, vanno altrove, non restano qui. È un anno triste di abbandoni questo, di partenze che svuotano il mondo dei cuori e delle menti che hanno da tanti anni arricchito le nostre ore e i giorni. Increduli abbiamo visto passare la notizia della morte di David Bowie, Glen Frey, Alan Rickman, Prince, Ettore Scola, Dario Fo, in un elenco molto più lungo cui si aggiunge, ahinoi, Leonard Cohen.
Di lui abbiamo letto tutto in queste ore, della sua arte, della profondità dei suoi testi, del suo giro al contrario, dalla letteratura alla musica, della sua mania di lavorare su scrivanie grandi e sgombre (la sua, tre metri per uno e mezzo, in legno di pino), della moglie che non viveva con lui, degli anni vissuti in Grecia sull’isola di Hydra, del suo attaccamento alla religione ebraica, ma del suo diventare monaco buddista con il nome di “Silenzioso”. Già, perché Leonard Cohen era un cantautore silenzioso, il suo è un silenzio in musica, con quel dono meraviglioso di una voce che quasi non pareva di questo mondo.
Basta così, basta ricordare a tutti che quest’uomo aveva nelle corde una magica abilità, la capacità di creare un’atmosfera calda, accogliente e fatta su misura per noi, arricchendo gli istanti in sua compagnia di una musica giusta, su cui surfavano sia le parole che avremmo sempre voluto dire, sia le parole che avremmo sempre voluto sentirci dire: le parole che sanno condurre, danzando, fino in fondo all’amore.
Elena Miglietti
[Fonte Immagini: fanonline.it; morrisonhotelgallery.com]
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