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Il “Gran Concerto di Fine anno” al Teatro San Giuseppe veramente “grande”

Il “Gran Concerto di Fine anno” al Teatro San Giuseppe veramente “grande”

Ci sono esperienze che vale la pena di condividere non solo a livello emotivo, ma soprattutto a livello informativo. Quella vissuta lunedì 23 maggio presso il Teatro San Giuseppe a Torino di via Andrea Doria 18, ne è un esempio. Gran Concerto di Fine anno il titolo altisonante dello spettacolo musicale offerto al pubblico dai ragazzi

IMG-20160523-WA0009Ci sono esperienze che vale la pena di condividere non solo a livello emotivo, ma soprattutto a livello informativo. Quella vissuta lunedì 23 maggio presso il Teatro San Giuseppe a Torino di via Andrea Doria 18, ne è un esempio.
Gran Concerto di Fine anno il titolo altisonante dello spettacolo musicale offerto al pubblico dai ragazzi delle classi seconde e terze (A, B e C) della Scuola Secondaria di Primo Grado Via Revel di Torino, concerto durante il quale si sono sprigionati energia e temperamento. Sul palco 130 allievi, magistralmente diretti dalla Professoressa Irene Rista, docente di educazione musicale presso il suddetto Istituto.
Non è così frequente, a fronte delle due ore settimanali di cultura musicale per classe, arrivare a risultati tanto sorprendenti di assieme, intonazione, espressività e maturità interpretativa. I ragazzi hanno affrontato un programma di pezzi noti, non certo banale, iniziando dal madrigale Interrotte speranze, originariamente ‘a doi tenori’ su un sonetto di Guarini composto a Venezia nel 1619, una tra le opere più significative della produzione monteverdiana. Grazie alle abilità della Professoressa Rista, la quale ha riadattato la musica per coro, i ragazzi sono riusciti a equilibrare bene le voci, sostenuti soltanto dal suono immobile di un violino e di un violoncello i quali hanno coraggiosamente mantenuto l´intonazione, mai risultata calante o intermittente.
Per affrontare la celeberrima Aria sulla quarta corda, secondo brano della scaletta, voci e archi ottengono uno straordinario effetto di solidità e compostezza, ma non è tutto.

La giovane orchestra si amplia ulteriormente, altri talenti in erba raggiungono il palcoscenico: flauti (suddivisi in sopranino, soprano, contralto, e tenore), chitarristi, percussionista e tutti insieme si apprestano a cercare il giusto climax per ottenere gli effetti estatici di due capolavori della revelmusica da film: C’era una volta il West e Angele dei dalla celebre pellicola The Mission, entrambi di Morricone. I ragazzi riescono a comunicare interessanti suggestioni attraverso delicati movimenti dinamici evidentemente curati fino all’ultimo dettaglio.
Nulla è lasciato al caso e dunque, frutto di un lavoro approfondito, attento e mirato, sono anche le ultime due esecuzioni, estrapolate da epoche e generi molto diversi, ma decisamente efficaci e coinvolgenti: il Canone in re maggiore di Pachelbel, commovente e puro, la cui cellula iniziale è stata prodotta da due giovanissimi violinisti che hanno dimostrato una certa disinvoltura anche nel saper gestire il proprio spazio sul palco.
Da ultimo Adiemus in presunta lingua celtica, scritta e musicata da Jenkins ormai entrata a far parte del nostro dna, mette in rilievo un promettente percussionista che con meticolosa precisione scandisce soprattutto il fraseggio e un’abile pianista alla tastiera.
Insomma, una manifestazione che ha lasciato intravvedere più che una speranza nel futuro culturale e musicale delle giovani leve e ha certamente stimolato il pubblico a far tesoro di tutta la bellezza che l’arte della musica sa donare quando professionalità e passione si uniscono in un connubio fruttuoso.
Stefania Salvai

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