Sabato scorso, il 25 luglio, l’ultima delle quattro repliche di Norma di Bellini al Teatro Greco di Siracusa con cui si è conclusa la seconda edizione della Stagione Lirica del Festival Euro Mediterraneo. In una location suggestiva e ricca di storia, si è consumato il dramma intenso ed emotivamente pregnante della sacerdotessa Norma, ambientato, come
Sabato scorso, il 25 luglio, l’ultima delle quattro repliche di Norma di Bellini al Teatro Greco di Siracusa con cui si è conclusa la seconda edizione della Stagione Lirica del Festival Euro Mediterraneo.
In una location suggestiva e ricca di storia, si è consumato il dramma intenso ed emotivamente pregnante della sacerdotessa Norma, ambientato, come da copione, ai tempi dei drudi con delle scene molto essenziali richiamanti Stonehenge. Monoliti e dolmen, sparsi in modo un po’ casuale, riempivano il palcoscenico forse deficitario, a nostro avviso, di un altare più imponente per i sacrifici.
La regia di Enrico Castiglione, nel complesso lineare e attenta, risulta abbastanza classica e fedele al libretto, eccezione fatta per l’ingresso di Adalgisa con la falce d’oro che passerà poi a Norma per il rito sulla pietra druidica nel silenzio degli accorsi. Non abbiamo molto apprezzato il finale in cui i due protagonisti sembra raggiungano la morte murati, con uno sfondo rosso assolutamente scontato.
Molto eleganti e raffinati i costumi di Sonia Cammarata, che conferma la propria spiccata e riconosciuta sensibilità per la ricostruzione storica del costume.
Rispetto al cast, spiccano senza dubbio per intensità scenica e vocalità, il mezzosoprano Adriana Damato, capace di rendere con precisione la tensione drammatica del complesso ruolo di Adalgisa, e Giuseppe Distefano che interpreta Flavio, un tenore pulito e squillante. Soprattutto nel primo atto, invece, il soprano Chiara Taigi, nel ruolo del titolo, il tenore Piero Giuliacci in quello del generale romano Pollione e José Antonio Garcia nei panni di Oroveso sono stati meno convincenti. I due uomini, a volte, sono stati anche poco precisi in termini di intonazione, in particolare Giuliacci quando doveva spingere sugli acuti previsti dall’impervia partitura belliniana. La celeberrima aria Casta diva di cui tutti abbiamo come riferimento assoluto la versione della Divina Callas, è volata via senza sfiorarci, senza emozionarci, senza coinvolgerci. È forse troppo arduo confrontarsi con un mito? Serenata non particolarmente brillante per il celebre soprano? Problemi di acustica? O semplicemente non tutti possono rendere magistralmente tutto… Decisamente migliori le interpretazioni di tutti nei duetti e nei terzetti del secondo atto.
I solisti sono stati ben sostenuti dall’assortito Coro Lirico Siciliano, istruito da Francesco Costa.
La vera star della serata, l’unico faro di questo allestimento, è stato il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli sul podio dell’Orchestra Sinfonica Bellini Opera Festival, che si è fatta dirigere plasticamente, dando prova di competenza e grande precisione.
Il giovane Maestro ci ha ipnotizzati, immergendoci pienamente nel testo musicale di Bellini, facendocelo vivere in prima persona. La sua direzione partecipata, attenta e precisa ci ha condotti nel dramma di Norma, donna, sacerdotessa, amante, madre, in cui si rintraccia, per alcuni aspetti, la Medea di Euripide. Chiudendo gli occhi, al di là degli attori, al di là del libretto, ci si sentiva trascinati con forza e accarezzati con tenerezza dalla musica che si animava e prendeva colore grazie alla sua magica bacchetta. Superbo, impressionante, grande classe e potente energia. Una bellezza armonica di natura solare. Da Jacopo Sipari di Pescasseroli ci aspettiamo grandi cose e non vediamo l’ora di poterlo rivivere ne Il barbiere di Siviglia a Taormina, avendo appreso delle sue magnifiche interpretazioni della musica di Rossini.
Annunziato Gentiluomo
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