Dopo una prima presentazione del metodo americano IAD, desideriamo riportare la riflessione in merito di un esperto di accompagnamento al defunto, Marie Noelle Urech, terapeuta, autrice, fondatrice e già direttrice del Simonton Cancer Centre Italia e co-fondatrice dell’Associazione Humana Medicina per l’umanizzazione della medicina e del Centro Viriditas. Il lutto e la perdita sono quelle
Dopo una prima presentazione del metodo americano IAD, desideriamo riportare la riflessione in merito di un esperto di accompagnamento al defunto, Marie Noelle Urech, terapeuta, autrice, fondatrice e già direttrice del Simonton Cancer Centre Italia e co-fondatrice dell’Associazione Humana Medicina per l’umanizzazione della medicina e del Centro Viriditas.
Il lutto e la perdita sono quelle esperienze cruciali dell’esistenza con cui ha a che fare ogni essere umano, ma anche un qualsiasi professionista nel campo della relazione di aiuto. Lavoro con pazienti che hanno il cancro e nella loro storia si evincono spesso lutti o perdite non superate. Non sempre ci sono strumenti abbastanza efficaci per aiutare i nostri pazienti a superare il profondo dolore o i sensi di colpa, capaci di dare loro pace per questioni rimaste sospese e soprattutto di aiutarli a ritrovare una connessione col defunto.
Nelle corso delle sedute, sono spesso accaduti momenti struggenti in cui ho fatto le veci del defunto per aiutare il paziente a riappacificarsi. Questa mediazione ha sempre prodotto effetti molto liberatori e creativi.
Quello che mi affascina della IADC è proprio la mancanza di intermediazione perché è il paziente stesso che viene indotto a ritrovare questo collegamento. Il terapeuta è il custode vigile e facilitatore del processo.
La IADC non solo ha una metodologia più che collaudata, ma ha anche una prospettiva spirituale, contrariamente agli approcci classici della psicoterapia. Per essenza la morte è un fenomeno spirituale che deve potere essere avvicinato con strumenti nuovi rispetto a quelli della religione o del sostegno psicologico classico. Nella nostra epoca materialista che nega la morte, dilagano fenomeni come le NDE [Near Death Experience] e molti sono i pazienti che mi raccontano sogni premonitori con i defunti.
La soglia che separa i vivi dai morti sembra diventare sempre più sottile. Durante la IADC sembra che questa soglia si annulli per permettere all’Amore di ricongiungere i due mondi.
In questo caso, la riconnessione col defunto è reale? Oppure è immaginata dal paziente? Prendiamo atto dei risultati! Amo molto questa frase del grande Jung: “Una cosa è reale nella misura in cui sono realie sue conseguenze”.
Ricordiamo, infine, che questo interessante metodo può essere appreso attraverso un percorso formativo, il Training IADC, che finalmente è reso accessibile ai professionisti italiani dal 29 al 31 maggio a Torino, col conseguimento della certificazione valida a livello internazionale. Tale percorso formativo è rivolto a psicologi, psicoterapeuti e medici, e il programma è sul sito dello IONS Italia, dedicato esclusivamente a questo progetto.
Annunziato Gentiluomo
[Fonte delle immagini: reconnectyourself.it, terapia-iadc.it, udine20.it]
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