È considerato il simbolo della Cambogia ed è uno dei posti turisticamente più visitati del paese. Sto parlando del Tempio della città, così tradotto dalla lingua khmer l’Angkor Wat. Si tratta di un’area quadrata di circa 1,5 chilometri di lato e completato in meno di 40 anni di lavoro dove al centro si erge il
È considerato il simbolo della Cambogia ed è uno dei posti turisticamente più visitati del paese.
Sto parlando del Tempio della città, così tradotto dalla lingua khmer l’Angkor Wat. Si tratta di un’area quadrata di circa 1,5 chilometri di lato e completato in meno di 40 anni di lavoro dove al centro si erge il Tempio Montagna, il “Meru” ossia la montagna degli dei nella religione Indù, con le sue cinque torri, una per ogni picco di quest’ultima e il tutto circondato dai templi a galleria. Le mura che lo circondano rappresentano le montagne e il largo fossato l’oceano. La prima volta che l’ho visitato era durante la stagione delle piogge che non è sicuramente la migliore, ma la foresta rigogliosa che circonda i templi di Angkor, il muschio sulle pietre scolpite, la quasi totale mancanza di gruppi disordinati di turisti non faceva che accrescere il fascino del luogo. Varcare la porta di ingresso al tempio e percorrere il lungo percorso lastricato di pietra nel totale silenzio senza riuscire a staccare l’occhio dalle torri in tipico stile khmer rappresenta la prima istantanea del mio primo ricordo. Più mi avvicinavo più cresceva la mia meraviglia. Mi resi subito conto che aveva ragione il monaco portoghese Antonio da Magdalena, secondo cui, è una costruzione così straordinaria che è impossibile da descrivere con una penna, poiché non c’è un edificio simile al mondo. Ha delle torri e delle decorazioni e quanto di più raffinato che il genio umano possa immaginare. Chiunque sia amante della fotografia potrebbe rimanere un intero giorno a vagare nelle gallerie del tempio dedicato a Vishnu. I bassorilievi sono di un’eleganza indescrivibile e il colpo d’occhio segue la prospettiva del colonnato come un invito a percorrerlo. Di tanto in tanto pigramente appoggiati alle colonne si scorgono giovani monaci che cordialmente, tra una meditazione e l’altra, si intrattengono con i turisti con l’occasione di migliorare il loro inglese. Ne è valsa la pena salire l’erta scalinata (con la dovuta cautela e attenzione) che porta ai piani superiori e vivere l’improvvisa sensazione di trovarsi in un mondo completamente diverso. La torre centrale si erge ancora più imponente e le gallerie che connettono i gopura sembrano creare un labirinto di pietra.
Non so quante volte mi sia voltato ripercorrendo a ritroso il percorso di accesso, mentre il profilo del tempio diveniva sempre più sfuocato dall’improvviso temporale quasi a dissolversi e a riaccendersi poi in un ricordo di un viaggio indimenticabile.
La Cambogia è un paese molto tranquillo. La storia recente che ha colpito il paese la si percepisce ancora negli occhi della gente. Consiglio di dedicare un viaggio di una decina di giorni o due settimane al massimo solo per la Cambogia, iniziando dalla capitale Phnom Penh e percorrendo via terra la parte centrale del paese fiancheggiando o navigando sul lago Tonle Sap fino a Siam Reap. La visita classica della zona di Angkor richiede un minimo di due giorni, ma chi è attratto o affascinato dai templi immersi nella giungla si possono dedicare fino a cinque giorni con la possibilità di visitare i templi lontani anche una trentina di chilometri e non ancora restaurati.
Per chi invece è appassionato della cultura khmer consiglio di iniziare il viaggio dalla Thailandia visitando la parte est del paese. Questa è la zona in territorio thailandese ricca di templi khmer dello stesso periodo di quelli di Angkor. Si può partire da Bangkok via terra verso est, passare la frontiera con la Cambogia e raggiungere Siem Reap per visitare l’Angkor Wat e tutta l’area archeologica.
Paolo Bono
[Fonte dell’immagine: http://www.tucanoviaggi.com/cache/com_zoo/images/016_SDA_2M4_1664a955f43a7a7f90f3e571b7bcb143.jpg?r=1396875109]
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