Ha sette vite come i gatti. Prima con l’avvento della Tv e poi con il web ha rischiato di percorrere prematuramente il viale del tramonto. Ma “lei” c’è, viva e vegeta e pronta a festeggiare i suoi primi 90 anni. È il 6 ottobre 1924 e in Italia nasce la radio. La violinista Ines Viviani
Ha sette vite come i gatti. Prima con l’avvento della Tv e poi con il web ha rischiato di percorrere prematuramente il viale del tramonto. Ma “lei” c’è, viva e vegeta e pronta a festeggiare i suoi primi 90 anni. È il 6 ottobre 1924 e in Italia nasce la radio. La violinista Ines Viviani Donarelli dà l’annuncio del concerto inaugurale, mentre Maria Luisa Boncompagni è la prima e iconica “signorina buonasera“. La Rai non esiste ancora, infatti la concessionaria è l’Unione Radiofonica Italiana (poi Eiar) e le notizie arrivano da un’unica fonte, l’Agenzia Stefani.
Così comincia la storia. Con le cronache del regime, negli anni ’30, nasce la diretta e lo sport invade le case gli italiani. La radio diventa anche palestra per alcuni che poi diventeranno i nuovi divi della tv, da Nunzio Filogamo a Corrado, che trasmettono programmi che diverrano celebri, come il Festival di Sanremo e la Corrida.
La programmazione culturale trova il suo apice nel ’73 con le ‘Interviste impossibili’, realizzate da grandi intellettuali del calibro di Umberto Eco, Edoardo Sanguineti e Italo Calvino. La censura è ancora molto forte in Rai, ma verso la metà degli anni ’70 inizia l’epoca delle radio libere. In Emilia Romagna, la patria delle prime stazioni, è un fermento continuo che si espande a poco a poco in tutto il territorio nazionale. Molte emittenti hanno una connotazione prettamente politica, da Radio Popolare a Milana a Radio Onda Rossa a Roma.
Famoso quanto drammatico l’episodio siciliano di Peppino Impastato che paga con la vita lo spirito di libertà di Radio Aut, utilizzata per scagliarsi contro i mafiosi della sua città. Questo nuovo stile si discosta fortemente da quello della Rai che negli anni si vede costretta ad adeguarsi alle nuove tendenze.
Renzo Arbore e Gianni Boncompagni rivoluzionano ulteriolmente il modo di fare radio, grazie a programmi cult come “Bandiera Gialla” e “Alto Gradimento”.
Con la fine degli anni ’70 e l’inizio dei folgoranti anni ’80 lo spirito di cooperazione e volontariato delle radio libere comincia a perdersi, la programmazione diventa più commerciale e il trasmettere diventa soprattutto un vero e proprio divertissement. La musica è fulcro dei palinsesti radiofonici e i dj sono le vere e proprie star. I divi da videoclip, da Madonna a Michael Jackson, passando dai Duran Duran agli Spandau Ballet, coloro che avrebbero dovuto uccidere le star della radio, non fanno altro che aumentarne il prestigio.
Il resto è storia recente, nascono emittenti come Rtl 102.5, Radio Deejay, Radio 105, Rds e la radio continua a vivere. Ne ha passate tante, ma è più in forma che mai.
Mirko Ghiani
[Immagini da pinterest.com, paperblog.com e ansa.it]
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