L’Italia è rimasta fuori dal Palmarès della 68esima edizione del Festival di Cannes. Nonostante la valida presenza di Paolo Sorrentino con “Youth – La giovinezza”, Matteo Garrone con “Il racconto dei racconti” e Nanni Moretti con “Mia Madre” a vincere sono stati principalmente i padroni di casa: la giuria, presieduta dai fratelli Coen, incorona con
L’Italia è rimasta fuori dal Palmarès della 68esima edizione del Festival di Cannes. Nonostante la valida presenza di Paolo Sorrentino con “Youth – La giovinezza”, Matteo Garrone con “Il racconto dei racconti” e Nanni Moretti con “Mia Madre” a vincere sono stati principalmente i padroni di casa: la giuria, presieduta dai fratelli Coen, incorona con la Palma d’oro “Dheepan” di Jacques Audiard.
Dopo “Il profeta” del 2009 e “Un sapore di ruggine e ossa” del 2012, il regista francese ha narrato la storia di un ex soldato, di una donna e di una bambina in fuga dallo Sri Lanka in guerra fino a Parigi, dove poter ricostruire una vita insieme.
Grand Prix a “Son of Saul”, opera prima del trentottenne ungherese Làszlò Nemes mentre il Premio alla regia al maestro Hou Hsiao-Hsien. Già Premio della giuria nel 1993, il regista taiwanese ha presentato quest’anno “The Assassin”, personale rielaborazione del wuxia, tipico genere letterario cinese sugli eroi marziali.
Premio al miglior attore a Vincent Lindon, uno tra i più prolifici interpreti francesi.
Premio alla migliore interprete femminile ex aequo a Emanuelle Bercot e Rooney Mara. Alla francese Bercot per “Mon roi” della regista francese Maiwenn, la statunitense per il mélo “Carol” di Todd Haynes, ambientato nelle atmosfere borghesi americane degli anni Cinquanta in cui la protagonista ha una storia d’amore con il personaggio interpretato da Cate Blanchett. Il film ha ottenuto anche il Queer Palm dedicato al cinema omossessuale, bisessuale e transgender.
Il premio della giuria è andato a “The lobster” di Yorgos Lanthimos, premio alla sceneggiatura a Michel Franco per “Chronic” e premio per l’opera prima a “La tierra y la sombra” del regista colombiano César Augusto Acevedo.
Mirko Ghiani
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