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23 maggio

23 maggio

Le parole sono vigliacche! Riduttive e subdole, non aiutano i pensieri del cuore a prendere forma sul foglio e quando sgomenti, di fronte ai fatti tristi della storia, le chiamiamo in aiuto, fuggono, o, peggio, si vestono di sciatta retorica e ci fanno pentire di averle cercate. Le parole, però, sono la forma che diamo

immagini_grafiche_homeLe parole sono vigliacche! Riduttive e subdole, non aiutano i pensieri del cuore a prendere forma sul foglio e quando sgomenti, di fronte ai fatti tristi della storia, le chiamiamo in aiuto, fuggono, o, peggio, si vestono di sciatta retorica e ci fanno pentire di averle cercate. Le parole, però, sono la forma che diamo al nostro pensiero, quindi, prima di prendermela con loro, rifletto sul fatto che, poverine, oggi non hanno aiutato me, ma sono uscite nitide e ispirate da qualcun altro.
Oggi, nell’anniversario della morte di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e dei tre uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, prendo in prestito le parole che Umberto Di Maggio, coordinatore regionale in Sicilia di “Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie” dedica ai 2500 studenti che da Civitavecchia hanno fatto rotta verso Palermo, a bordo delle navi della legalità.

nave_legalita--400x300 “A te che stai per imbarcarti su una nave diretta a Sud. A te che arriverai nella Sagunto espugnata. A te che poi ti mancherà la voce ad urlare nomi di Giganti. A te che forse non riuscirai a pronunciarli tutti. A te che capirai che c’è una terra dove il male gioca sadicamente a nascondersi, a negarsi, a confondersi fino a scomparire. A te che ti accorgerai che anche le parole possono essere stanche. A te che scoprirai che la strada per la giustizia è impervia, piena di buche, inciampi. A te che intenderai che la legalità non è soltanto punire ma è anche, prima e soprattutto, capire i tanti perché affinché nessuno venga lasciato indietro. A te che ascolterai i saggi e i dotti insieme ai loro enciclopedici sermoni. A te che, probabilmente, farai il tifo per chi coraggio e passione cerca senza paura nel torbido passato affinché si possa essere meritevoli di quella cosa che ci ostiniamo a chiamare Democrazia. A te che sarai un fastidio per chi vuole fare la pennichella e lo shopping. A te che poi salendo su quella nave tornerai a casa, sapendo che, forse, un pezzo di casa l’hai lasciata anche qui. A te che un giorno riabbraccerai 7dd260af626b88ac7cc6d00e9ad43017questa città e ti sembrerà più bella, più giusta. A te, benvenuto a Palermo.”

Umberto Di Maggio oggi mi insegna che le parole possono essere anche stanche, ma sono uno straordinario testimone che ognuno di noi può raccogliere e vivificare.
Elena Miglietti

[Fonte immagini: liceoscientificomarsala.it; 23 maggio.it]

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