Domenica 24 novembre riesco a tornare al Tempio di Anima Universale a Leinì (TO) e come sempre mi sento a casa fin da subito. Mi siedo accanto ai miei amici Davide, Lucia e Annamaria in seconda fila e da lì posso vivere con intensità il darshan che da lì a poco inizia. Dopo la breve
Domenica 24 novembre riesco a tornare al Tempio di Anima Universale a Leinì (TO) e come sempre mi sento a casa fin da subito. Mi siedo accanto ai miei amici Davide, Lucia e Annamaria in seconda fila e da lì posso vivere con intensità il darshan che da lì a poco inizia.
Dopo la breve introduzione dei Ramia, dove si richiede il soccorso e la protezione di Dio, fa il suo ingresso, sempre luminoso e pieno d’amore, Swami Roberto, vestito di arancione chiaro con una mantella arancione indiano.
Porta speranza e luce a tantissimi dei presenti. Passa anche da me. Desideravo ardentemente salutarlo, anche perché, a causa del lavoro, sono rare le occasioni in cui riesco ad avere un contatto fisico col maestro. È un bisogno squisitamente umano in quanto sono consapevole che è sempre con me e ogni qual volta abbia necessità la sua mano è a mia disposizione, ma mi ha dato tanta gioia ricevere la sua benedizione: forte, intensa, rassicurante la sua presenza e quegli occhi che mi leggono dentro e mi ricordano, senza mezze parole, chi sono e da dove provengo.
Inizia quindi la sua lectio incentrata sulla preparazione al Natale, già avviata col commento della settimana precedente inerente alla parabola della pecorella smarrita.
Questa volta però al centro vi è un passaggio del Salmo 82, passaggio che parla dritto alla coscienza inducendo un repentino risveglio qualora se ne realizzi pienamente il senso.Dice il Signore: Io giudico in mezzo agli dei. (…) Io ho detto: voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo.
Secondo Swami, più Natale di così non si può. Il Natale di Gesù ci ricorda che siamo tutti figli di Dio, ci mette di fronte agli occhi la nostra essenza divina. Per questo è importante prepararci con gioia e consapevolezza alla venuta del Nazareno. Abbiamo da tenere a mente questa verità: Dio, padre, ci chiede di celebrare pienamente la nostra dignità di figli. Si tratta di una saggezza che va integrata pienamente e che ci spinge a manifestare il nostro più profondo sé, offrendo il migliore contributo per l’evoluzione di questo piano e per la crescita spirituale di ciascuno di noi. Contattare la propria anima, quella fiammella divina che è in noi, significa accorgerci che non è possibile essere persone qualunque: siamo frammenti di Dio, siamo esseri luminosi in cammino. Dobbiamo inciderlo a fuoco in noi. Quando dimentichiamo da dove proveniamo tutto diventa più stressante, opprimente: la vita, a quel punto, sarà solo in salita, la quotidianità ci apparirà faticosa, snervante, e nelle lotte interiori avvertiremo inevitabilmente la solitudine di chi non ha un’origine, un appiglio, la solitudine di un orfano. Tu non lo sei perché sei in Lui, in Dio con veemenza sottolinea Swami. So Ham (Io sono quello) ci invita a ripetere, a interiorizzare. Accendiamo la consapevolezza di essere figli di Dio. È quella consapevolezza che ci strappa via dal buio, dal malessere, situazioni che creano un varco e permettono al demonio di uccidere il nostro bambino interiore che sa e che, essendo vitalità ed entusiasmo, è naturalmente protratto verso il fare. Quando il buio fa breccia in noi, siamo in balia di chi ha la meglio su di noi depotenziandoci della nostra origine divina: in quel momento siamo separati da Dio padre, in quel momento si insinua il demonio facendoci perdere di vista la certezza di shekina, della presenza di Dio. In quel momento ci chiudiamo in noi stessi, ci deprimiamo e perdiamo le forze: ci fermiamo, paralizziamo il nostro agire e non siamo più costruttori. Sentiamo che Dio è lontano e tale sensazione ci fa allontanare la gioia più vera. Swami Roberto ci invita a ripetere al nostro inconscio il Salmo 82 tutte le volte che abbiamo paura, che proviamo preoccupazione e agitazione, che ci sentiamo soli e viviamo nel panico… Ripetiamolo con forza quando abbiamo separato Dio da alcune nostre scelte sapendo che non ci avrebbe applaudito, non ci avrebbe appoggiato, agendo contro la coscienza. Credere in Dio richiede coerenza. Siamo o non siamo degli dei? Gli dei non vacillano, sanno sempre cosa è meglio fare. Nel Capitolo 10 del Vangelo di Giovanni, nel versetto 35 Gesù cita il Salmo 82 e aggiunge: Dio chiama dèi coloro ai quali la Sua parola è stata diretta. Mettiamo quindi in pratica la parola di Dio che Swami, con amore infinito, ci spiega e rende accessibile nella sua completezza, a chiunque si voglia avvicinare ad Anima Universale.
In fine offre un potente mantra che serve per sgombrare i filtri, le paure, le sovrastrutture che offuscano la nostra coscienza, aprendoci alla ricezione della Protezione e della Divinità che è dentro di noi
Aad Gurè Nameh
Jugaad Gurè Nameh
Sat Gurè Nameh
Siri Guru Dev-e Nameh
(Mi inchino alla Saggezza Originaria, Mi inchino alla Vera Saggezza attraverso tutte le Ere, Mi inchino alla Vera Saggezza, mi inchino alla grande Saggezza Immanifesta).
Per salutarci, ci invita preparare qualcosa per celebrare il Natale, ad ornare le nostre case con qualche simbolo, capace di ricordarci il senso più profondo della festività che è alle porte.
Commovente la benedizione con l’acqua e intensa quella col fuoco: quanta pace è capace di infondere, quanta allegria suscita. La sua dolcezza è umana e arriva a chiunque, quella dolcezza che porta a donare la sua mantella a una coppia portoghese che era lì: generosità autentica di un grande Uomo.
Mentre andava via, nonostante il male al crociato, l’ho ricorso per un ultimo saluto. Mi ha abbracciato e mi ha riempito di bacini, come un fratello maggiore che teneramente sostiene il minore che per età è più fragile. Tanta grazia. Tanta voglia di seguire i suoi insegnamenti che invitano sempre ad avere coraggio, a portare il Vangelo nelle nostre vite, a credere che ciascuno di noi è qui per compiere una missione importante. Il suo è un continuo stimolarci all’autodeterminazione, a lasciare andare il passato, i rancori, le frustrazioni e le preoccupazioni, vivendo il presente e percependo l’eternità come una caratteristica imprescindibile di ciascuno di noi. Viviamo in un tempo che offre tanto opportunità: non abbiamo paura di coglierle. I divini insegnamenti di Anima Universale sono una di quelle, sono mezzi per permetterci di rendere la nostra vita un’avventura meravigliosa.
L’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, non posso mancare. Ricorrono i due anni da quando ci siamo re-incontrati in questo spazio. Non sto nella pelle: succederà qualcosa di meraviglioso… come sempre.
Annunziato Gentiluomo
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