Lunedì sera, presso il suggestivo Tempio di Marasà, nell’Area Archeologica di Locri Epizefiri, abbiamo potuto godere di una bella versione di Mostellaria di T. M. Plauto, La commedia fantasma, prodotta dalla Compagnia Centro Teatrale Meridionale. Buon ritmo, curatissime le interazioni tra i personaggi e molto ben gestiti gli spazi. Bel dinamismo nei movimenti scenici e stimolanti i giochi dentro/fuori scena di
Lunedì sera, presso il suggestivo Tempio di Marasà, nell’Area Archeologica di Locri Epizefiri, abbiamo potuto godere di una bella versione di Mostellaria di T. M. Plauto, La commedia fantasma, prodotta dalla Compagnia Centro Teatrale Meridionale.
Buon ritmo, curatissime le interazioni tra i personaggi e molto ben gestiti gli spazi. Bel dinamismo nei movimenti scenici e stimolanti i giochi dentro/fuori scena di Tranio (Nicolò Giacalone) e Filomachete (Simone Coppo), collanti importanti tra la narrazione e il pubblico presente, un modo vivace per intrattenere e soprattutto per stimolare l’immersione.
Curatissima la regia di Nicasio Anzelmo che ha adattato con intelligenza e sapienza la traduzione dell’opera di Plauto. L’intervento del dialetto e della cadenza specifica, in particolare il siciliano, hanno colorato tutta la pièce. Approfondito il lavoro sui singoli personaggi e sulle loro interazioni che non hanno dato spazio alla men che minima sbavatura, in un incalzante susseguirsi di piccoli siparietti con una chiarissima identità e al contempo ben amalgamati col resto della narrazione. Il regista è riuscito a rendere con ricercatezza i caratteri grotteschi e il tratto moraleggiante, caratteristica dominante dell’opera di Plauto, e a presentare quella lucidità disinvolta con cui il commediografo latino porta in rassegna un’umanità priva di attributi di gloria e di onore, per la quale vige solo la legge dell’inganno finalizzato al proprio piacere o al proprio interesse immediato.
Belli i costumi firmati da Angela Gallaro Garacci e precisi e assolutamente adatti e armoniosi i movimenti coreografici di Barbara Cacciato. Abbiamo molto apprezzato le sonorità tanghere e l’ingresso e il finale proprio a ritmo di tango: una sorta di leitmotiv di tutto l’allestimento.
Andando sul cast, tutti sono stati all’altezza del proprio ruolo, dimostrando professionalità, conoscenza del testo, controllo della propria corporeità e significativa verve scenica. Forse quella più debole, dal punto di vista dell’impostazione vocale, è stata Roberta Rigano (Filemazio), nonostante abbia ben reso la civetteria e la sensualità del suo personaggio. Scegliere l’antica via della non amplificazione per qualcuno può essere problematico in quanto richiede uno sforzo fisico non da poco. Gli attori che ci hanno colpito di più sono stati i già citati Tranio (Nicolò Giacalone) e Filomachete (Simone Coppo), a cui si aggiunge Giovanni Carta (Teopropide).
Il primo – Giacolone – ha interpretato con maestria la parte del servo astuto e sagace, marcandone i tratti e rendendo i dialoghi in un siciliano che ha strappato non poche risate. Formidabile la sua mimica facciale e curatissima la sua gestualità che gli hanno permesso di focalizzare l’attenzione del pubblico su di sé. Il secondo – Coppo -, dotato di una naturale eleganza e di uno sguardo intenso e accattivante, ha reso con agilità il suo personaggio, facendone emergere tutte le sfumature. Bel timbro di voce e plastico nei movimenti, si è fatto seguire ipnotizzando i presenti. Il terzo – Carta – ha interpretato, con una mimica facciale e con un controllo di voce impressionanti, il padre di ritorno dopo tre anni da giri per affari. Segue con disinvoltura l’evoluzione di questo personaggio: dalla gioia di poter riabbracciare i suoi all’adattarsi ai nuovi scenari previsti dallo scherno di tutta l’impalcatura pensata da Tranione che voleva salvarsi la pelle; dalla comprensione della mala pensata del servo con i sussulti di rabbia verso quest’ultimo e il figlio al perdono finale; conquistando il consenso del pubblico.
È doveroso citare anche il resto della compagine Roberto Baldassari (Simone), Roberto Carrubba (Callidamante), Giovanni Di Lonardo (Usuraio), Monica Guazzini (Scafata), Cinzia Mirasolo (Grumia) e Alessia Sorbello (Delfia), spalle importanti ai tre protagonisti e interpreti calzanti per il funzionamento della narrazione scenica.
Annunziato Gentiluomo
Leave a Comment
Your email address will not be published. Required fields are marked with *