Il Cremonese, nella sua ricchezza di luoghi attraversati da una storia più che millenaria, ha presentato ieri alla stampa una scoperta destinata a stravolgere i canoni e le teorie dell’avvicinamento all’infanzia più tenera e complessa. Qualcosa che difficilmente le prossime edizioni dei manuali di puericultura potranno fare a meno di segnalare. Luogo dell’inusuale fenomeno, verificatosi
Il Cremonese, nella sua ricchezza di luoghi attraversati da una storia più che millenaria, ha presentato ieri alla stampa una scoperta destinata a stravolgere i canoni e le teorie dell’avvicinamento all’infanzia più tenera e complessa. Qualcosa che difficilmente le prossime edizioni dei manuali di puericultura potranno fare a meno di segnalare.
Luogo dell’inusuale fenomeno, verificatosi al momento in una sola occasione ma già in fase di attento studio e analisi, il borgo di Castelponzone, una frazione del Comune di Scandolara Ravara, in quel vivace contenitore della propria memoria, storica e culturale che è il rinomato Museo dei Cordai.
“Il Museo era aperto ed io stavo spiegando il funzionamento della grande ruota a manovella quando una signora molto elegante è entrata dalla porta d’ingresso, quella che dà sul giardino, con il proprio neonato in braccio esclamando: “Non sapete cosa avete fatto per me!“.
Le parole sono quelle di Melissa Fontana, responsabile dell’Infoturismo di Castelponzone per conto della Società per la gestione dei circoli cooperativi e ricreativi.
“Invitata ad accomodarsi – ha proseguito Fontana – la signora ha raccontato, ad un pubblico di turisti affascinati, come il figlio fosse interessato, fino a poco prima, da una violenta crisi di pianto, una di quelle usuali in tale tenera età. Era quindi certa di dover abbandonare il borgo, il compagno era già corso ad accendere e raffreddare l’automobile – la giornata era molto calda -, quando improvvisamente, avvicinandosi al Museo e ascoltando il quasi impercettibile suono della ruota a manovella, le lacrime del bambino hanno iniziato a trasformarsi come in un concerto di coriandoli volatilizzandosi nell’aria, per somma soddisfazione del bambino stesso fattosi improvvisamente gioioso e curioso, in un discreto numero di goccioline di lacrime colorate“.
Melissa Fontana non cela la propria emozione nel raccontare alla stampa quanto avvenuto pochi giorni fa nell’umile, ma ben arredata, stanza del Museo dei Cordai. Quella “scoperta”, per l’appunto, che non si sa ancora cosa sia né da dove tragga origine.
Al racconto della signora fa seguito, naturalmente, l’improvvisa incredulità dei turisti e della curatrice – non osa negarlo la gentile Melissa – ma un nuovo, immediato, giro di ruota, di quell’immensa ruota che un tempo ha fatto girare canapa, uomini e destini, trasforma ancora le poche lacrime rimaste sul volto del bimbo in un nuovo piccolo e vivace arcobaleno che va a dissolversi tra le corde del Museo ed ogni dubbio è fugato.
«Credo sia merito dell’anima di questo Museo e del vissuto che racconta – ha concluso Fontana di fronte ad un pubblico di giornalisti ammutoliti -. È la storia di un’intera comunità che qui ha colorato di speranza la sofferenza di un bimbo e, insieme, il proprio futuro».
Cosa sia cosa non sia sarà da domani la scienza ad affermarlo. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Cremona con neonati al seguito ha già firmato un protocollo per studiare il fenomeno, nel caso debba ripetersi, e dare ampia visibilità alle incredibili proprietà della ruota a manovella del Museo dei Cordai nelle riviste dedicate all’infanzia, ma non solo.
A noi non resta che lasciare il Museo, e il borgo di Castelponzone, con una strana storia tra le labbra e un miracolo mischiato a coriandoli e sorrisi che ci piacerebbe potesse ripetersi di fronte ad ogni luogo custode di storia, di memoria e della più bella umanità, quella che ha permesso l’edificazione dei sorrisi dell’oggi.
Se il fenomeno è frutto d’invenzione, non così è per il Museo dei Cordai e il borgo di Castelponzone – uno tra i Borghi più belli d’Italia -, disponibili alla visita e alla scoperta. Melissa Fontana non è un nome d’invenzione, ma la reale, e realmente gentile, persona che troverete al Museo per aiutarvi ad immergervi nella storia del borgo che questo ricorda e rappresenta.
[Fonte dell’immagine: www.borgodicastelponzone.it]
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